La giovane donna protagonista di questo romanzo vive a Roma e ha origini abruzzesi. Somiglia in qualche modo alla sua autrice, Annalisa De Simone, al suo terzo romanzo con Marsilio. Ha una bella casa, un uomo che la ama e col quale, grazie al quale, ha costruito una vita piacevole, agiata, e di grandi ideali di sinistra. La giovane donna protagonista, soprattutto, ha ambizioni. La prima, quella che appare subito come evidente, è una ambizione di tipo culturale: vuole lavorare in un mondo e per un mondo nel quale le parole diventino cose che, come oggetti e strumenti rallegrino, costruiscano e arredino la vita di chiunque. La seconda, d’abbrivo più nascosta, non sembra neanche un’ossessione. Ha a che fare con i sogni, con una rappresentazione di sé, con un’ansia di futuro: la giovane donna vuole un figlio. E poiché vive in coppia, il bambino lo vuole col compagno. Che nicchia, che non dice no, che antepone questioni riguardanti il suo lavoro di avvocato di successo, avvocato per i diritti degli ultimi. La donna, che dirige un teatro all’Aquila, incontra per lavoro un deputato abruzzese che appartiene a una parte politica che, solitamente, non ha niente a che fare con la cultura, o questa è la vulgata. Incontra un deputato di destra col quale dovrebbe lavorare per l’Aquila. Il compagno della donna è biondo, alto, ricco e di sinistra, e il deputato è piccolo, bruno, di origini contadine e, appunto, di destra. Se la donna e il deputato si amino non è interessante, è interessante invece che la donna e il deputato cominciano una storia che porterà ciascuno di loro a doversi confrontare con una nuova vita. Se questa nuova vita si realizzerà o resterà potenziale non è interessante, è interessante che quello che sembrava stabilito, si riveli provvisorio.